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Rivista di archeologia e architettura antica

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L’avvio della produzione monetale ad Agrigento. Qualche riflessione

Autore: C. Devoto

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Il contributo affronta il tema dell’introduzione della moneta ad Agrigento nell’ottica di una lettura che tenga conto non solo dell’oggetto moneta nelle sue specificità tecniche, ponderali e iconografiche, ma anche del più ampio contesto storico e sociale in cui la prima coniazione agrigentina si colloca. Se da un lato alcune caratteristiche tecniche delle prime serie acragantine sembrano utili a determinare il loro modello di riferimento e il distretto commerciale cui esse erano in prima istanza destinate, dall’altra la produzione di metallo monetato sembra rispondere a dinamiche sociali ed economiche che affondano le loro radici nel periodo precedente alla tirannide di Terone, facendo della coniazione la tappa di un meccanismo già avviato.

The paper tackles the topic of the introduction of coinage in Agrigentum (Akragas) from a perspective that takes into account the coin object in its technical specificities (weight, shape, coin types), but also considers the broader historical and social context in which the coin production began. On the one hand, certain technical characteristics of the earliest Acragantine series seem useful in determining their model and the commercial district which they were primarily intended for; on the other, the production of coinage seems to respond to the social and economic dynamics rooted in the period before to the tyranny of Theron. Thus, minting appears to be just another step in an already triggered mechanism.

Hydrotechnik und Wassernutzung in der Zivilstadt von Carnuntum

Autori: M. Teichmann1, M. Wallner, E. Pollhammer, W. Neubauer

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The paper discusses the hydraulic engineering and water management of the civil town of Carnuntum (Roman province of Pannonia – Austria). The actual state of research, which is primarily based on excavation results, is presented. Geophysical prospection data, collected in the course of the ‘ArchPro Carnuntum’ project, is used for additional analyses. Various anomalies point to building structures related to the provision of fresh water (a potential well and fountain and water conduits), the management of wastewater (sewers) and buildings that are interpreted as bath complexes (thermae) and a fuller´s workshop (fullonica).

Der Aufsatz ist der hydrologischen Infrastruktur der Zivilstadt von Carnuntum (in der Provinz Pannonien im heutigen Österreich) gewidmet. Einleitend wird der aktuelle, weitgehend auf Grabungsergebnisse gestützte Forschungsstand vorgestellt. Im Anschluss werden die Ergebnisse vertiefender Analysen von geophysikalischen Prospektionsdaten vorgestellt, die im Zuge des ‘ArchPro Carnuntum’ Projekts gesammelt wurden. Anomalien lassen auf die Präsenz von Befunden schließen, die im Zusammenhang mit der Frischwasserversorgung (mögliche Brunnen, Wasserleitungen), der Abwasserableitung (Abflusskanäle) und mit Spezialbauten wie Bädern (thermae) und einer Wäscherei (fullonica) stehen.

Aqua Marcia: per il cocciopesto un’applicazione sperimentale

Autore: P. Montanari

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Una recente indagine sul tratto di Aqua Marcia conservato nel Parco degli Acquedotti, condotta dal luglio al settembre 2019, ha portato alla scoperta di un nuovo uso del cocciopesto. In aggiunta al manto di cocciopesto di cui è rivestito lo specus, gli architetti romani del II secolo a.C. usarono la medesima mescola di frammenti di tegole, pozzolana e sabbia per un differente scopo: realizzare un ulteriore sistema impermeabilizzante. Lungo le facce laterali di contatto di ogni concio murario del condotto, verticalmente, al centro, corre un incavo riempito di cocciopesto. Senza dubbio, tale tecnica edilizia appartiene alla prima fase edilizia dell’acquedotto (144 a.C.) e sembra costituire la sua più antica attestazione in monumenti in opus quadratum. Sia l’Aqua Appia sia l’Anio Vetus, per quel che si sa, non presentano quest’applicazione. Quantunque il cocciopesto abbia fatto la sua comparsa molto tempo prima, come dimostrato, ad esempio, nel Latium Vetus dal Segni Project, possiamo sostenere che l’Aqua Marcia offre una rivoluzionaria soluzione: l’uso del cocciopesto all’interno degli incavi, aggiunto al rivestimento dello specus, garantì all’infrastruttura un eccezionale potere impermeabilizzante.

A recent analysis of the Aqua Marcia situated into the Parco degli Acquedotti of Rome (July-September 2019), near the Casale di Roma Vecchia, has lead to the discovery of a new use of cocciopesto. In addition to the cocciopesto coating applied to the specus, Roman architects of the 2nd cent. BC used the same mixture of tile fragments of pozzolana, lime and sand for a different purpose: creating a further waterproofing system. Along the short side of every block of the duct, into the middle, rises a vertical groove filled with cocciopesto. As a matter of fact, this work belongs to the first phase of the aqueduct (144 BC) and seems to represent the oldest manifestation of this particular use in an opus quadratum monument. Both the Aqua Appia and the Anio Vetus, to the best of our knowledge, do not display this construction technique. Although the cocciopesto made its appearance long time before, as shown, for example, in Latium Vetus, by the Segni Project, we can argue that the Aqua Marcia presents a revolutionary solution: the use of cocciopesto within the flutes, added to the linings of the channel, gave the work an extra waterproofing power.

Call 2019

In solo provinciali

Sull’architettura delle province, da Augusto ai Severi,

tra inerzie locali e romanizzazione

 

Il Direttore, il Comitato Direttivo e la Redazione di Thiasos, rivista digitale open-access di archeologia e architettura antica (www.thiasos.eu), annoverata tra le riviste scientifiche di Fascia A per le aree CUN 10/A1 (Archeologia) e 08/E2 (Restauro e Storia dell’Architettura), sono lieti di annunciare, per il n. 8 del 2019, la presente call for papers sul tema in epigrafe.

 

L’architettura delle province rappresenta un campo privilegiato di analisi circa il rapporto che intercorre tra modelli ufficiali e relative applicazioni, o meglio interpretazioni. Un rapporto multiforme, sfaccettato, variegato, che dipende di volta in volta dalle relazioni che il contesto in esame – dal singolo edificio alla realtà urbana o regionale cui appartiene – definisce, a diverse scale, con gli archetipi di riferimento e i relativi valori semantici. Su questo rapporto e sui risultati che ne conseguono influiscono, peraltro, diverse variabili, attive su ciascuna delle tre componenti già riconosciute da Vitruvio – firmitas, utilitas, venustas – moltiplicandone quindi le possibili declinazioni.

 

È ormai assodato che la classificazione stilistico/tipologica di stampo tradizionale nell’analisi degli elementi di decorazione architettonica, pur fornendo dati importanti, finisce tuttavia per congelare in schemi eccessivamente rigidi, se non addirittura lontani dalla realtà storica, le membrature architettoniche esaminate e le relative componenti. Più di recente, diversi approcci metodologici hanno provato a correggere il tiro, spostando l’ago della bilancia su temi più propriamente costruttivi: l’attenzione per i materiali e specie per i marmi, per i costi di realizzazione e per la complessità organizzativa e gestionale delle cave e al tempo stesso dei singoli cantieri da costruzione, che tanto interesse hanno destato – e non a torto – nei più attuali indirizzi di ricerca, ne sono alcuni esempi. Tuttavia, il risultato continua a essere una conoscenza di certo più ampia, ma pur sempre confinata ad aspetti isolati, che non esauriscono la complessità di un organismo architettonico. Al potere evocativo di significati politico-propagandistici o religiosi delle immagini cristallizzate nelle forme decorative si aggiungono – e non sostituiscono – gli aspetti tecnici e di cantiere, del rapporto tra soluzioni planimetriche ed elevati, i materiali e le officine, i temi della committenza e dei costi, della funzione e delle diverse tradizioni locali, tutti assunti in una prospettiva integrata e non sommativa. Tra essi, proprio le inerzie di matrice autoctona, fenicio-punica o greco-ellenistica, a seconda delle realtà esaminate, sono tutt’altro che trascurabili, finendo invece per influenzare da vicino le singole produzioni edilizie, considerate nella loro globale complessità.

 

Lo scopo è quindi quello di mettere in luce, alle diverse scale di indagine, ma con un approccio il più possibile globale, il grado di influenza esercitata dalle tradizioni architettonico-costruttive in essere nei singoli contesti provinciali rispetto all’adozione, imposta o spontanea, di forme architettoniche ufficiali. L’intento, lungi dal voler giungere a una contrapposizione tra centro e periferia, romanizzazione e resistenza – categorie teoretiche peraltro da tempo superate –, è piuttosto quello di provare a riconoscere una sostanziale interconnessione e interdipendenza nella scelta e nella realizzazione di precise soluzioni architettoniche, o, detto in altre parole, quello di evidenziare quel rapporto dialettico tra modelli e applicazioni che può giustificare le diverse forme dell’architettura provinciale, più o meno aderente alle mode di Roma, più o meno fedele alle tradizioni dei contesti di origine, più o meno legata alla persistenza delle proprie fisiologiche inerzie. In questo modo, la presente iniziativa editoriale mira ad aggiornare i dati a disposizione della comunità scientifica internazionale circa le ricerche più recenti sul tema dell’architettura delle province romane, per mezzo di una raccolta unitaria, finora assente in letteratura, che metta a confronto le diverse realtà provinciali, i relativi monumenti, le relative tradizioni e specificità, le vie e i modi di interazione con i canoni ufficiali.

 

Sono previste tre sezioni tematiche, alle quali le singole proposte potranno ricondursi:

  1. L’elaborazione dei modelli: Roma e l’Italia.
  2. Le province occidentali.
  3. Le province orientali.

 

L’arco cronologico interessato è quello che va dall’età augustea a quella severiana. Per la prima sezione, dedicata a Roma e all’Italia, il periodo deve considerarsi ampliato a comprendere la Tarda Repubblica.

 

Chiunque volesse aderire può proporre un abstract, in italiano o in inglese, che contenga al massimo 1000 caratteri e sia accompagnato da un titolo e da cinque parole chiave. Esso dovrà essere inviato tassativamente entro il 31 gennaio 2019, all’indirizzo di posta elettronica call2019@thiasos.eu. Il file dovrà recare anche l’indicazione dell’eventuale affiliazione degli autori, con i relativi recapiti email, ai quali saranno inviate tutte le comunicazioni inerenti all’iniziativa.

 

Entro il 15 febbraio, il Direttore e il Comitato Direttivo della Rivista effettueranno la selezione delle proposte ritenute più coerenti con il tema indicato e avviseranno i relativi autori, che saranno invitati a presentare i propri contributi entro il 31 maggio 2019. I testi, non più lunghi di 35.000 caratteri (spazi inclusi), comprendenti testo e note (sono escluse bibliografia e didascalie), potranno essere redatti in italiano o in inglese, rispettando le norme redazionali della Rivista; inoltre, potranno essere corredati da non più di 15 illustrazioni in b/n o toni di grigio.

 

Gli articoli pervenuti saranno sottoposti a peer-review. La procedura di correzione o modifica da parte degli autori dovrà essere terminata entro settembre 2019, in modo da poter pubblicare l’opera entro la fine dello stesso anno.

 

I saggi saranno raccolti in un Supplementum di Thiasos, che, pur a carattere monografico, ne farà parte a tutti gli effetti, in versione digitale e, qualora possibile, a stampa, per i tipi dell’Editore Quasar (sulla natura dei Supplementa, cfr. http://www.thiasos.eu/about/).

 

Per ulteriori informazioni e ogni tipo di richiesta o domanda sull’iniziativa, è possibile contattare la Redazione all’indirizzo call2019@thiasos.eu.

Scarica la Call for paper in formato .pdf: In solo provinciali

 

Riepilogo per gli Autori

31 gennaio 2019                           Invio degli abstract, con indicazione della relativa sezione tematica.

15 febbraio 2019                          Comunicazione agli Autori circa l’accettazione dei contributi proposti.

31 maggio 2019                            Invio da parte degli Autori degli articoli selezionati ai fini del peer-review.

30 settembre 2019                     Consegna definitiva, da parte degli Autori, degli articoli corretti o modificati secondo le indicazioni dei referee esterni.

31 dicembre 2019                         Pubblicazione del volume, Supplementum al n. 8, 2019, della Rivista.

Bes figurines from Roman Egypt as agents of transculturation in the Indian Ocean

fig-4scarica l’articolo in formato .pdfBes figurines from Roman Egypt as agents of transculturation in the Indian Ocean

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Questo articolo ambisce ad approfondire lo studio delle interazioni culturali su scala globale attraverso l’analisi di una specifica categoria di manufatti: le figurine di terracotta. Un nuovo tipo di figurine fittili emerse nella regione indiana del Deccan nel periodo di maggiore sviluppo dei commerci transoceanici con l’Egitto Romano. L’adozione di elementi stranieri in questa produzione fittile indiana suggerisce, infatti, un incremento dei contatti esterni, e una maggiore presenza di queste entità statali nelle reti commerciali e culturali della globalizzazione antica. Il commercio indo-romano è la parte meglio conosciuta dell’ampio fenomeno della globalizzazione antica. Attori principali in questa rotta commerciale erano l’India Satavahana e l’Egitto romano. Grazie ad un approccio multidisciplinare è possibile individuare il contributo fondamentale di oggetti apparentemente poco importanti come le figurine fittili utilizzate per la devozione personale. Dall’Egitto esse raggiunsero finanche l’India e si diffusero nel contesto locale; la loro iconografia si fuse poi con culti locali preesistenti, immagini e rituali. In particolare sarà trattato il caso di un tipo peculiare di figurine di Yaksha (spiriti silvestri) datate al periodo Satavahana. Si può, infatti, tracciare un legame tra queste figurine e le rappresentazioni del Bes egizio. Gli esempi saranno usati per introdurre un nuovo approccio teoretico agli studi sulla globalizzazione nell’antichità.

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This paper has the aim to widen the perspective on the study of global interaction through a specific category of objects: terracotta figurines. A new type of terracotta figurines arose in the Indian Deccan area in the period of greater development of transoceanic trade with Roman Egypt. The adoption of foreign elements in this Indian terracotta production can be read, indeed, as an indicator of increasing external contacts, and as the output of a stronger presence into the trade and cultural networks of ancient Globalization. Indo-Roman trade is the best-known part of a wider phenomenon of ancient globalization. The active parties in this trade route were Satavahana India and Roman Egypt. With a multidisciplinary approach it is possible to detect the long lasting outputs of trade contacts in local cultures. Most of all, it is possible to identify the fundamental contribution of apparently unimportant objects like terracotta figurines for personal devotion. From Egypt they reached India and were widespread into the local context; their iconography then merged with pre-existing local cults, imagery and rituals. The case study I will focus on is a peculiar type of Yaksha (nature spirit) figurine dated to the Satavahana period. A link can be indeed traced to the Egyptian representation of Bes. Examples will be used to introduce a new theoretical approach to ancient globalization studies.

Vol. 6 | Architetture del Mediterraneo. Scritti in onore di Francesco Tomasello

Figura vol 6N. Bonacasa, F. Buscemi, V. La Rosa (a cura di), Architetture del Mediterraneo. Scritti in onore di Francesco Tomasello, Thiasos Monografie 6, Roma 2016, pp. 332

ISBN 978-88-7140-688-6-1, e-ISBN 978-88-7140-689-3

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La raccolta di scritti, preceduta da un’Introduzione di Francesca Buscemi, è dedicata a Francesco Tomasello in occasione dei suoi 70 anni, ad un architetto di formazione, tra i pochi in Italia ad aver dedicato la sua vita di studioso all’architettura antica e ad aver svolto la sua attività di docente all’interno di una facoltà di Lettere antiche. Un architetto-archeologo, dunque, figura certamente rara sia nelle Università italiane, sia nelle Soprintendenze, come sottolinea Ernesto De Miro nelle prime pagine del volume. I curatori, Vincenzo La Rosa, Nicola Bonacasa e Francesca Buscemi, hanno voluto significativamente intitolare la raccolta “Architetture del Mediterraneo” e hanno selezionato, tra le proposte pervenute, quelle imperniate su temi connessi agli interessi del festeggiato.

Si pubblicano quindi nel volume saggi di storia dell’architettura, di topografia antica, di storia delle tecniche costruttive, nello stesso ampio arco cronologico, che spazia dalla preistoria al tardoantico, e negli stessi ambiti geografici, la Sicilia, Creta, l’Africa Settentrionale, in cui si è svolta e si svolge ancora la ricerca scientifica di Franco Tomasello, ricerca che si inserisce in una lunga tradizione di studi che ha visto impegnati nelle stesse aree studiosi del calibro di Antonino Di Vita, Nicola Bonacasa, Giovanni Rizza e lo stesso Vincenzo La Rosa.

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Scarica il .pdf con il sommario e la presentazione: Architetture del Mediterraneo

Per acquistare il volume: Quasar

Ancora qualche nota su arma fulgentia e relativi destinatari tra Italia meridionale ed Etruria

scarica l’articolo in formato .pdfAncora qualche nota su arma fulgentia e relativi destinatari tra Italia meridionale ed Etruria

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La recente rilettura integrale di un contesto funerario etrusco di tarda età ellenistica collocabile nelle pertinenze dell’antico ager Clusinus orientale (voc. Sigliano), condotta da chi scrive in collaborazione con Visual Computing Lab – ISTI CNR (Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione-CNR di Pisa) e Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria di Perugia, offre l’opportunità di compiere alcune riflessioni a margine della realtà archeologica stricto sensu, che inducono a valutare diversi registri interpretativi. In questa sede l’attenzione si concentrerà in particolare sui richiami culturali evocati dal reperto più prezioso della sepoltura principale dell’ipogeo I: un elmo frigio di eccellente fattura, originariamente in bronzo dorato, pregiato prodotto di fabbrica sud-italica (tarantina?), la cui presenza nella deposizione, a partire dalla provenienza “esotica” e dalla datazione ben anteriore al contesto di rinvenimento, suscita interrogativi di vario tenore, ed invita a cercare risposte plurali in un ambito di sovrapposizioni geografiche, cronologiche e semantiche allargate, che impongono di reinnestare l’opera nel tessuto storico e produttivo che l’ha generata.

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A new comprehensive study concerning an Etruscan burial site of the late Hellenistic age, in the ancient area of eastern ager Clusinus, carried out by the author in collaboration with Visual Computing Lab of ISTI-CNR (Institute for Computer Science and Technologies of the National Research Council – Pisa, Italy) and the National Archaeological Museum of Umbria in Perugia, offers an opportunity for some reflections on the sidelines of the archaeological context stricto sensu, leading us to evaluate different layers of meaning. In particular, this paper focuses on cross-references and suggestions evoked by an exquisite Phrygian bronze helmet, the most precious item found in the innermost room of the tomb I in Sigliano: an excellent product of the south-Italic (Tarentine?) metallic craftsmanship, whose “exotic” origin raises many questions of a geographical, chronological and semantic nature, and requires to place the object back within the historical setting that generated it.

Call for paper: Necropoleis Research Network Meeting 2

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uch1La call riguarda la seconda edizione della Necropoleis Research Network, fondata a Groningen (Olanda) nel gennaio 2016, con lo scopo di mettere in contatto e creare una rete tra gli studiosi che si interessano di ogni aspetto dell’archeologia funeraria in Egeo, nel Mediterraneo orientale e in Vicino Oriente tra le Dark Ages e il periodo tardo-imperiale. L’incontro si terrà tra il 20 e il 22 gennaio 2017 presso la Süleyman Demirel University di Isparta (Turkey).

La scadenza per la presentazione di proposte era stata fissata al 30 novembre e ora posticipata al 10 dicembre 2016 (un abstract di max 15 righe deve essere inviato alla Prof. Bilge Hurmuzlu: bilgehurmuzlu@gmail.com).

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Norme per i Poster

Header sito2

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Indicazioni generali: Disporre liberamente testo e figure nelle 3 colonne del layout. Eventualmente, se necessario, utilizzare per le illustrazioni una larghezza corrispondente a due o anche a tre colonne. Usare indifferentemente il formato .indd di InDesign oppure il formato .psd di Photoshop. Al termine, stampare un file .pdf.

Carattere: Garamond.

Titolo: 36 pt (interlinea Auto);

Nome e cognome autore: 30pt (interlinea Auto);

Ente di appartenenza: 30pt (interlinea Auto);

Abstract in inglese: 14pt (interlinea Auto), corsivo;

Testo: 14pt (interlinea Auto); eventuali note vanno inserite nel testo, tra parentesi, secondo il sistema “Autore Anno, pagine”.

Indicazione delle figure nel testo: tra parentesi in neretto, es.: (fig. 1), (fig. 2,4), (figg. 2-5);

Didascalie: possibilmente sotto le illustrazioni, 12pt (interlinea Auto), es.: Fig. 2. Kos, Asklepieion, prospetto del Tempio B.

Bibliografia: 12pt (interlinea Auto), tipo Cognome autore anno = Cognome Iniziali del nome, titolo (in corsivo), luogo di pubblicazione anno, pagine. Es.: Paul 2013 = Paul S., Cultes et sanctuaires de l’ile de Cos, Kernos suppl. 28, Liège 2013, pp. 34-47.

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Poster di esempio

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Conferenza: Selinunte. Storia urbanistica e architettonica alla luce delle scoperte attuali

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MertensGiovedì 17 marzo, nell’ambito delle attività della Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Bari, il prof. Dieter Mertens, già Direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, illustrerà i risultati delle ricerche recenti della Missione di scavo a Selinunte da lui diretta.

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Bari, Dipartimento DICAR, via Orabona 4, aula magna Domus Sapientiae

Giovedì 17 marzo, ore 14.30

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