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Rivista di archeologia e architettura antica

Tag Archives: Iconography.

Sull’identificazione di un gruppo fittile arcaico dal santuario di San Biagio della Venella (Metaponto)

Autore: F. De Stefano

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Le tre statue fittili oggetto di questo studio provengono dal santuario di San Biagio alla Venella, nel territorio di Metaponto, e precisamente da un unico deposito votivo ubicato al suo interno. Per ragioni di ordine tecnico e iconografico, queste statue appaiono legate da un comune denominatore. Per altro verso, in virtù delle medesime connotazioni, esse si differenziano da tutti gli altri esemplari noti che compongono il corpus della statuaria fittile metapontina e, più in generale, di area ionica. Questa ricerca propone un esame specifico di questi tre manufatti, finalizzato a un migliore inquadramento della loro cronologia e ascendenza stilistica e delle valenze simboliche da esse rivestite. In particolare, un aspetto specifico che sarà approfondito riguarda la possibilità che le statue in questione appartenessero a un sistema semantico unitario, cioè a un gruppo.

The statues under study come from the sanctuary of San Biagio alla Venella, in the territory of Metaponto, and precisely from a votive deposit located inside it. For technical reasons and for their iconographic characteristics, these statues are linked by a common denominator. On the other hand, in light of these same connotations, they differ from all the other known products which constitute the corpus of the metapontine clay statuary and, more generally, from those of the Ionic area. This research proposes a specific examination of the three statues, aimed at a better understanding of their chronology and stylistic profile and their symbolic values. In particular, an exegetical aspect that will be explored concerns the hypothesis that the statues belonged to an unitary semantic system, that is to a group.

A Bronze Belt from Kavousi

Autore: E. Pappalardo

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Questo lavoro ha l’obiettivo di riesaminare i frammenti in bronzo figurati rinvenuti all’interno di una tomba a tholos presso Kavousi (Creta) da Harriet Boyd nel 1900. Sin dai tempi del rinvenimento, la “Lamina di Kavousi” è stata al centro di numerosi studi relativi ai rapporti artistici e alle reciproche influenze tra l’Egeo, in particolare Creta, e il Vicino Oriente agli inizi del I millennio. Questo per via della ricca decorazione figurata che, disposta su registri paralleli, decora gli ampi frammenti bronzei con soggetti (signori degli animali, sfingi elmate, grifoni) cari al bagaglio figurativo orientale ma, al contempo, diffusamente attestati a Creta all’inizio dell’età del ferro. L’attenzione rivolta al programma figurativo della lamina bronzea, che trova confronti esatti in oggetti di varia natura provenienti da numerosi siti isolani, come Cnosso, l’antro Ideo, Eleutherna, Priniàs, ha fatto sì che nel tempo si trascurasse l’importanza della ricostruzione dell’oggetto in sé, rinunciando così ad un tassello importante e fondamentale nella ricostruzione del suo significato. Attraverso l’esame degli elementi figurativi, delle linee di frattura dei frammenti e della singolare disposizione dei fori sulla lamina, e grazie a confronti sistematici con la produzione coeva nel mondo vicino-orientale, si ritiene possibile ricostruire la “lamina in bronzo di Kavousi” con una cintura del tipo originato in Urartu tra fine del IX e l’inizio dell’VIII secolo a.C., e poi diffuso nelle regioni orientali e nel Mediterraneo.

This work is aimed to re-analyse figured bronze fragments found in the tholos tomb at Kavousi (Crete) by Harriet Boyd in 1900. Since the time of the discovery, the “Kavousi Bronze Plaque” was at the centre of several studies concerning artistic relationships and reciprocal influences between Aegean, Crete in particular, and Near East in the early 1st millennium BC. Interest was mostly addressed to the rich figural decoration through parallel registers, formed by subjects (lords of the animals, sphinxes, griffins) belonging to the Oriental iconographic repertoire but, contemporaneously, well attested in early Iron Age Crete. The attention focused on the plate’s decorative pattern, which has comparisons from other sites of the island (Knossos, Idaean Cave, Eleutherna, Prinias) made almost neglected the nature of the object itself, fundamental for the reconstruction of its meaning. Through the exam of decorative features, the fragments’ borders and the characteristic distribution of the holes along the plate’s rims, and thanks to systematic comparisons with the contemporary Eastern production, it is possible and plausible as well to reconstruct the “Kavousi plate” as a belt. This would be inspired by a Urartian prototype of 9th/8th cent. BC, later quite spread though neighbour Eastern Mediterranean regions.