Autori: M. de Cesare, B. Bechtold, P. Cipolla, M. Quartararo
Scarica l’articolo in formato .pdf: Segesta e il mondo greco coloniale attraverso lo studio delle anfore greco-occidentali da aree sacre: primi dati
Lo studio riguarda le anfore vinarie di produzione greco-occidentale provenienti da due aree sacre di età arcaica e classica di Segesta, per le quali disponiamo di dati archeologici, sinora rimasti inediti: l’area sacra sull’Acropoli Nord documentata dal cosiddetto scarico di Grotta Vanella e il santuario extraurbano di contrada Mango. I reperti anforici sono stati studiati secondo le norme del progetto FACEM e sono stati attribuiti a tipologie e produzioni più o meno note. Lo studio di tali reperti inediti è stato affiancato da una revisione sistematica delle anfore greco-occidentali segestane già edite, rinvenute negli scavi stratigrafici condotti negli anni Novanta del secolo scorso in alcune aree di abitato, e ha consentito di chiarire i vettori e le modalità di acquisizione di tale classe di materiali nella città elima, inserendo il fenomeno nel quadro più generale del commercio anforico della Sicilia e del Mediterraneo centro-meridionale. La contestualizzazione nell’ambito dei due santuari dei dati acquisiti ha permesso inoltre di meglio definire il ruolo nel tempo e i possibili modi di utilizzo di tali contenitori e del loro contenuto nell’ambito delle pratiche rituali, precisando alcune delle dinamiche di contatto tra Segesta e l’ambiente greco, e di interazione culturale tra Greci e ‘indigeni’ ritualizzate all’interno delle due aree sacre.
This research focuses on western Greek wine amphorae found in Segesta, in two Archaic-Classical sanctuaries which have provided still unpublished archaeological data: the sacred area of the Northern Akropolis documented by the so-called Grotta Vanella dump and the extra-urban sanctuary of Contrada Mango. The amphorae fragments have been studied according to the standardised methods implemented for the data base of FACEM and attributed to more or less-known typologies and provenances. The study of these finds has been accompanied by a systematical review of all published western Greek amphorae yielded by the stratigraphical excavations undertaken in the 1990ties in some urban areas of Segesta. This analysis has led to a better understanding of the commercial vectors and the mechanisms of purchase of these vessels in the Elymian town against the background of the circulation of this class in Sicily and southern-central Mediterranean. Furthermore, the contextualisation of the new data within the frame of the two sanctuaries has allowed for a more precise and diachronic definition of the containers’ role and their contents in the ritual practices. It has also clarified certain dynamics of contact between Segesta and the Greek milieu and the cultural interaction between the Greek and the ‘Indigenous’ population, ritualised within the two sacred areas.