Autore: M. Cassia
Scarica l’articolo in formato .pdf: «The inscription is surely a fake»: un villaggio cappadoce tra finzione toponomastica e storia ecclesiastica
La notizia di una “sensazionale” scoperta epigrafica avvenuta in Cappadocia – diramata nel 1911 da alcuni quotidiani turchi e “consacrata” l’anno seguente dalla rivista scientifica Échos d’Orient – suscita ancora oggi forti perplessità. La fantomatica iscrizione – mai fotografata e/o disegnata – avrebbe recato il testo πόλις Σαδαγολθινά, toponimo in realtà attestato unicamente dallo storico ecclesiastico cappadoce Filostorgio, il quale tuttavia considera il sito non una “città”, bensì una κώμη, “villaggio”. La fake news fu in realtà il prodotto intenzionale di un’amplificazione politica di stampo progressista e di un orientamento religioso greco-ortodosso di cui fu principale esponente lo storico Pavlos Karolidis (1849-1930), originario di un sobborgo di Kayseri, antica Cesarea di Cappadocia.
The news of a “sensational” epigraphic discovery in Cappadocia – released in 1911 by some Turkish newspapers and “consecrated” the following year by the scientific periodical Échos d’Orient – still today arouses strong perplexity. The phantom inscription – never photographed and / or drawn – would have carried the text πόλις Σαδαγολθινά, a toponym actually attested only by the Cappadocian ecclesiastical historian Philostorgius, who however considers the site not a “city”, but a κώμη, “village”. The fake news was actually the intentional product of a political amplification of progressive style and of a Orthodox religious orientation of which the historian Pavlos Karolidis (1849-1930), a native of a suburb of Kayseri, ancient Caesarea of Cappadocia, was the main exponent.