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Rivista di archeologia e architettura antica

Tag Archives: temple

Elementi di un modellino architettonico in pietra dal Santuario di Contrada Mango a Segesta

Autori: M. de Cesare, G. Montali

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Nel 1957, in occasione di una campagna di scavo in Contrada Mango di Segesta, Vincenzo Tusa rinvenne due frammenti litici di membrature architettoniche miniaturistiche, appartenenti ad un fregio dorico e ad una cornice, parimenti dorica. In questa sede, oltre a proporre un’analisi dettagliata dei due frammenti, si cercherà di avanzare alcune ipotesi sul contesto della loro realizzazione, sulla loro funzione e sull’eventuale monumento di riferimento, con una rapida disamina della problematica legata ai paradeigmata architettonici nell’antichità.

In 1957, during an excavation campaign in Contrada Mango of Segesta, Vincenzo Tusa found two lithic fragments of miniaturistic architectural elements, belonging to a Doric frieze and a Doric horizontal geison. In this contribution, as well as offering a detailed analysis of the two fragments, we will try to put forward some hypotheses on the context of their production, on their function and on their reference monument, with a rapid examination of the problems linked to the architectural paradeigmata in the antiquity.

Per un contributo al tema delle trasformazioni post-classiche dei grandi templi di Agrigento: il Tempio A e il suo sacello

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Il sacello all’interno del tempio A di Agrigento, genericamente datato ad età romana, è una struttura rimasta largamente ignorata dalla moderna letteratura scientifica e si inscrive nel quadro delle profonde trasformazioni che, a partire dalla Prima Guerra Punica, interessarono alcuni dei grandi templi agrigentini, dal cd. Olympieion al cd. tempio di Eracle, appunto. L’articolo presenta una storia delle ricerche intorno al sacello, enucleando le principali questioni emerse, quali il problema cronologico o quello tipologico innescato dalla tripartizione del fondo della cella del tempio A, cui si aggiungono altri interrogativi essenziali, quali la ricostruzione delle pratiche rituali connesse al piccolo edificio, la loro relazione con le strutture superstiti del tempio A e la presumibile consistenza di queste ultime. Quale contributo ad una revisione generale dell’interpretazione di tutta l’area prossima alla cd. agorà bassa alla vigilia dell’occupazione romana della città, l’articolo inquadra un riuso del Tempio A nella fortificazione d’emergenza (255-254 a.C.) a difesa della sella naturale a Sud-Ovest della città, riconnettendolo al caso analogo e già noto dell’Olympieion. L’episodio costituisce verosimilmente un terminus post quem per la costruzione del sacello e la riorganizzazione del culto, mentre un terminus ante quem può essere ravvisato nella statua di Asclepio di periodo augusteo, rinvenuta in una degli ambienti a lato del naiskos stesso.

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The shrine inside the cella of the temple A of Agrigento, generically assigned to the Roman age, is a structure largely ignored by the modern scientific literature. It belongs with the deep transformations which, since the First Punic War, have concerned some of the great temples of Agrigento, from the so-called Olympieion to the temple A. The article illustrates a history of the investigations on the shrine, outlining the main issues which emerged, such as its dating or the typological problem, settled by the division into three parts of the end of the naos. Other important questions are to be added, such as the reconstruction of the worship practices connected with the small building, their relationship with the surviving structures of temple A. As a contribute to the interpretation of the whole area around the so-called lower agorà on the eve of the Roman siege of the city, the article identifies a reuse of the temple A within the fortification built in a state of emergency in 255-254 b.C. in order to defend the natural passage at the South-West part of the city, and links it to the similar and already known use of the Olympieion. This occasion probably constitutes a terminus post quem for the construction of the shrine and the reorganisation of the worship, while it is possible to identify a terminus ante quem in the statue of Asclepius of Augustan age, found in one of the two rooms flanking the naiskos.

Lo hestiatorion dell’Asklepieion di Kos

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Livadiotti hestiatorionIl presente contributo riprende il testo del IV mimiambo di Eronda, che, ambientato presso l’Asklepieion di Kos, narra la visita di due donne al santuario e il sacrificio di un gallo al dio. Il poeta trae spunto dalla narrazione per descrivere i monumenti e le opere d’arte via via incontrate e ammirate dai personaggi, descrizione che è stata molto studiata e analizzata specie a proposito dell’altare, opera dei figli di Prassitele, e delle pitture nel pronao dell’antistante tempio. Non ci si era però fino ad ora soffermati sugli ultimi versi del poemetto, in cui, dopo il sacrificio del gallo, le due donne si propongono di andare a consumare il proprio pasto nei vicini oikoi. Prendendo spunto dal testo di Eronda, l’articolo vuole confermare la destinazione come sala per banchetti rituali dell’edificio subito a Sud del tempio, il cosiddetto “edificio D”, generalmente noto come abaton; verso di esso, infatti, potrebbero essersi dirette le due donne dopo il sacrificio.

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This paper resumes the text of the IV mimiamb of Herodas, which, set at the Asklepieion of Kos, tells of the visit at the sanctuary of two women and their sacrifice of a cock to the god. In his tale the poet describes the monuments and works of art encountered and admired by the characters, description that has been widely studied and analyzed especially with regard to the altar, with the statues made by the sons of Praxiteles, and the famous paintings on the walls of the pronaos of the temple. So far, however, no scholar has focused on the last verses of the poem, in which, after the sacrifice of the cock, the two women purposed to go and eat their meal in the nearby oikoi. Taking inspiration from the text of Herodas, the article will confirm the destination as a ritual banquet hall of the building immediately to the south of the temple, the so-called “building D”, generally known as abaton; towards it, in fact, the two women may have gone after sacrifice to eat their meal.

Culti primari e secondari nel santuario urbano di Metaponto

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In presenza di molteplici templi principali nell’ambito dello stesso santuario è difficile determinare la divinità cui ciascuno di essi era dedicato. Sebbene l’approccio tradizionalmente adottato nella ricerca archeologica tenda ad attribuire ogni edificio templare a un referente divino differente, si possono osservare nel mondo greco diversi casi di edifici consacrati alla stessa divinità nell’ambito del medesimo santuario.
Nonostante la diffusione del culto di Hera presso le colonie achee sia largamente attestata, l’analisi della documentazione archeologica, epigrafica e filologica relativa al santuario urbano di Metaponto sembra mostrare come probabilmente entrambi i templi A e B fossero connessi ad Apollo, dal momento che nessun elemento certo prova l’esistenza del culto della dea. In tale ottica, l’area sacra in questione può essere considerata come il luogo ove Apollo – il cui culto è documentato sin dalle prime fasi di esistenza del sito da argoi lithoi presenti nell’intero temenos – era venerato come il dio principale e l’intestatario dei due templi maggiori, mentre altri culti, di importanza secondaria, erano accolti negli altri edifici del santuario.

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In case of several major temples located inside the same sanctuary, difficulty arises with regard to the identification of the deity each of them was dedicated to. Although archaeological researches traditionally attempt to refer each temple to a different divinity, many examples of sacred buildings dedicated to the same god or goddess and situated in the same sanctuary can be found throughout the Greek world.
Notwithstanding the widespread presence of Hera cult in Achaean colonies, the analysis of the archaeological, epigraphic and philological documentation concerning Metaponto urban sanctuary seems to indicate that, probably, both temple A and B were consecrated to Apollo, as no conclusive element actually proves the presence of the goddess. In this perspective, the sacred area can be regarded as the place where Apollo – whose cult is testified since the beginning by argoi lithoi distributed in the whole temenos – was worshipped as the principal god and the owner of both the two major temples, while different secondary cults were hosted in other edifices of the sanctuary.